Appello al Presidente
e ai Consiglieri della Regione Puglia
in merito alla proposta di disegno di legge regionale:
«Disciplina dell’esercizio associato di funzioni e servizi comunali.
Norme in materia di riordino territoriale dei comuni: fusioni, unioni, convenzioni, consorzi»1
La proposta di disegno di Legge Regionale, avanzata recentemente dal gruppo consiliare del Partito Democratico, disciplina l‟esercizio associato di funzioni e servizi comunali, detta norme in materia di riordino territoriale e prevede incentivi finanziari preferenziali per le Fusioni rispetto alle Unioni, alle Convenzioni e ai Consorzi di Comuni (art. 10, Capo IV – “Incentivazioni per le gestioni associate”).
Questo privilegiamento delle fusioni sembra prescindere da una preventiva valutazione degli effetti che esso può determinare a livello territoriale, socio-economico e ambientale. Esso non assegna la dovuta importanza al ruolo storico che il Comune ha svolto e svolge rispetto alle peculiarità della storia e della civiltà italiana e nel rapporto di identificazione delle popolazioni con il proprio territorio. Il privilegiamento delle fusioni, inoltre, rischia di compromettere profondamente la funzione irrinunciabile del Comune come struttura fondativa del senso civico e della partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.
I Comuni non possono essere assimilati a semplici aziende erogatrici di servizi. Essi hanno anche altri e più importanti compiti, come quello di mantenere viva, attraverso le generazioni, la loro carica simbolica e identificativa per gli abitanti e le loro comunità.
La rete diffusa e policentrica dei Comuni italiani, che caratterizza marcatamente lo stesso territorio pugliese, non può essere considerata un‟eredità obsoleta e inutile che un‟astratta spending review può smantellare in funzione delle necessità contabili del momento, generate da enormi sprechi di cui soprattutto i piccoli comuni non sono certo imputabili in misura maggiore di ben più disinvolti centri di spesa dello Stato.
La scelta di incoraggiare in particolare i piccoli comuni pugliesi alle fusioni appare, perciò, inaccettabile specie se si considera che la nostra Regione, con la recente adozione del suo Piano Territoriale e Paesaggistico, ha compiuto un passo importantissimo e inequivocabile verso la valorizzazione della molteplicità ricca e complessa di identità e differenze culturali, storiche, ambientali, sociali ed economiche che segnano i luoghi e i territori pugliesi.
Come aderenti pugliesi e lucani alla Società dei Territorialisti e delle Territorialiste riteniamo perciò che i Comuni pugliesi, e quelli più piccoli in particolare, non debbano essere „smantellati‟ ma protetti come luoghi in cui la coesione sociale mantiene ancora forme vive di resistenza, che rappresentano ambiti strategici per la rigenerazione degli equilibri geografici, sociali, ecologici ed economici della nostra regione e del nostro paese. Per questi motivi pensiamo, piuttosto, sia necessario rafforzare la capacità dei municipi di sviluppare forme intercomunali di esercizio delle funzioni amministrative e di erogazione dei servizi, innanzitutto secondo principi „federativi‟ di sussidiarietà, efficienza e collaborazione policentrica e paritaria.
Crediamo, dunque, che le scelte della Regione Puglia debbano privilegiare soprattutto le Unioni dei Comuni, quali forme di cooperazione intercomunale che, opportunamente dotate di progetti di valorizzazione auto-sostenibile e durevole dei patrimoni locali, possono costituire validi strumenti di difesa dei territori dalla crisi economica, politica ed ecologica della nostra società.
Riteniamo doveroso, infine, che ogni decisione istituzionale in merito venga sottoposta a consultazione referendaria dei cittadini interessati.
Pertanto, ci uniamo agli studiosi che, come Comitato scientifico della Società dei territorialisti e delle territorialiste2, nel 2013 hanno rivolto al governo italiano un “Appello per la salvaguardia dell‟autonomia comunale e del ruolo dei piccoli comuni italiani”3, di cui riportiamo di seguito la parte più significativa.
«Soprattutto in una fase storica come quella che stiamo vivendo, caratterizzata dal progressivo allontanamento delle scelte dai luoghi di vita e dalla prevalenza dei poteri economico-finanziari sulle modalità democratiche di governo, i Comuni, intesi come comunità reali degli abitanti e dei patrimoni territoriali che costituiscono i beni comuni (e non come mera appendice amministrativa di partiti e poteri economico-finanziari, come sovente avviene), devono essere considerati struttura di base dello Stato, ossatura viva della democrazia. (…)
Per questo (…) chiediamo al sistema politico nel suo insieme di prendere coscienza del patrimonio territoriale, sociale, culturale ed economico costituito dai Comuni; quindi di abbandonare definitivamente l‟infelice ipotesi di scioglimento/accorpamento dei piccoli Comuni;
chiediamo ai sindaci di non divenire esecutori passivi di leggi razionalizzatrici e dirigiste, ma di essere fino in fondo interpreti delle loro comunità, dei sentimenti e dei bisogni dei territori locali;
chiediamo ai presidenti delle Regioni di interrompere gli eventuali processi di fusione in corso e in alternativa di promuovere e incentivare forme di collaborazione e di associazione intercomunale – quali convenzioni, unioni, consorzi, ecc. – senza ledere il principio dell‟autonomia comunale, applicando integralmente il principio di sussidiarietà esalvaguardando i piccoli comuni come patrimonio democratico, ambientale ed economico nell‟orizzonte della crisi globale che ci attanaglia».
Data, 16 maggio 2014
Daniele Errico (agronomo), Bruno Vaglio (agronomo), Aldo Summa (architetto), Francesco Baratti (architetto), Ottavio Marzocca(docente universitario – Università degli Studi di Bari), Maria Mininni (docente universitario – Università della Basilicata),Emmanuele Curti (docente universitario – Università della Basilicata), Serena Quarta (assegnista di ricerca – Università del Salento), Nicola Martinelli (docente universitario – Politecnico Bari), Enrico Mastropierro (filosofo), Sergio Bisciglia (docente universitario – Politecnico di Bari), Giuseppe Carlone (docente), Massimiliano Di Modugno (filosofo), Eugenio Lombardi(coordinatore Ecomuseo Urbano del Nord Barese)
1 Si fa riferimento alla proposta di legge regionale aggiornata al 13 febbraio 2014, che riporta come primi firmatari il consigliere regionale S. Blasi (Segretario regionale PD) e A. Decaro (ex consigliere regionale e Capogruppo PD, ora Deputato PD).
2 Tra i firmatari, per il Comitato scientifico della Società dei Territorialisti, risultano: Paolo Baldeschi Urbanista, Università di Firenze, Angela Barbanente Urbanista, Università di Bari, Piero Bevilacqua Storico, Università di Roma 1 La Sapienza, Luisa Bonesio Filosofa, Università di Pavia, Paola Bonora Geografa, Università di Bologna, Lucia Carle Antropologa, Università di Firenze – EHESS Parigi, Giorgio Ferraresi Urbanista, Politecnico di Milano, Roberto Gambino Urbanista, Politecnico di Torino, Alberto Magnaghi Urbanista, Università di Firenze, Ezio Manzini Designer, Politecnico di Milano, Ottavio Marzocca Filosofo, Università di Bari, Luca Mercalli Presidente della Società Metereologica Italiana, Massimo Morisi Scienza dell’amministrazione, Università di Firenze, Giancarlo Paba Urbanista, Università di Firenze, Rossano Pazzagli Storico, Università del Molise, Massimo Quaini Geografo, Università di Genova, Gianni ScudoTecnologia dell’Architettura,Politecnico di Milano, Saverio Russo Storico, direttore del Dipartimento Scienze Umane – Università di Foggia, Giuliano Volpe Archeologo, Rettore dell’Università di Foggia.
3 https://www.societadeiterritorialisti.it/_ <<Ripartire dal Territorio. Appello per la salvaguardia dell’autonomia comunale e del ruolo dei piccoli comuni italiani>> (2013).
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