Commissione n°3
Il luogo: patrimonio locale territoriale e beni comuni. Definizione degli elementi patrimoniali per lo sviluppo locale: come trattiamo il patrimonio territoriale nelle diverse discipline? veniamo dalla cultura dell’Unesco, (articolazione del patrimonio naturale e culturale); verso la Convenzione Europea sul Paesaggio e il Codice dei Beni Culturali e del paesaggio (integrazione del patrimonio territoriale); dunque dobbiamo discutere su cosa sia il patrimonio e come si tratta. Il superamento della dicotomia fra conservazione e valorizzazione, sta alla base di concetti quali “l’ interpretazione strutturale”, lo “statuto del territorio”, ecc Lo assumiamo quindi come problema culturale da trattare nella nostra associazione.
Coordinatore: Massimo Quaini (massimo.quaini@lettere.unige.it)
Prime adesioni: Diego Accardo, Giovanni Azzena, Loredana Baldo, Francesco Baratti, Chiara Belingardi, Giaime Berti, Renato Bertoglio, Mariolina Besio, Annalisa Biondi, Carlo Bisci, Luisa Bonesio, Daniele Bonini, Gabriella Bonini, Antonietta Buglione, Daniela Anna Calabi, Francesca Camilla, Claudia Cancellotti, Simona Cantoni, Mario Coscarello, Paolo Castelnuovi, Davide Cinalli, Paolo Colarossi, Massimo Carta, Giuliana Castellari, Davide Cinalli, Anna Maria Colavitti, Mario Coscarello, Emmanuele Curti, Elena Dai Prà, Mauro Davì, Lidia Decandia, Stefano De Roubertis, Flavia De Girolamo, Giacomina Di Salvo, Carlo Dottor, Michele Feliziani, Carlo Foderà, Fontana, Scudo, Patrizia Ferri, Carlotta Fontana, Filippo Frassi, Renato Galliano, Lucile Garcon, Carlo Alberto Gemignani, Marco Giovagnoli, Claudio Greppi, Rinaldo Grittani, Jean Lauxerois, Valeria Leoni, Francesca Lotta, Marcello Madau, Stefano Maffei, Matteo Massarelli, Pier Giorgio Massaretti, Monica Meini, Salvo Messina, Isabella Mozzoni, Elena Musci, Stefano Orsini, Giancarla Paba, Marina Parente, Barbara Pizzo, Pietro Rocco Pangaro, Fabio Parascandolo, Marina Parente, Pietro Pedone, Nicola Perullo, Luca Piccin, Daniela Poli, Giovanna Ricoveri, Matteo Jucker Riva, Paola Rizzi, Andrea Romano, Chiara Ronchini, Massimo Rossi, Cristiana Rossignolo, Simone Rotondi, Dimitri Roubis, Massimo Rovai, Simona Rubino, Ubaldo Sala, Dante Sacco, Andrea Saladini, Angelo Salento, Michelangelo Savino, Marco Scerbo, Roberto Scotti, Cecilia Scoppetta, Francesca Sogliani, Salvo Sorbello, Marcello Tanca, Daniela Terrile, Roberta Tranchida, Camilla Trialdi, Beatrice Villari, Francesco Violante, Elisabetta Volta, Stuart Woolf, Alberto Ziparo, Francesco Zurlo
10 Maggio 2011, lettera di Massimo Quaini ai membri della Commissione
“Cari amici,
solo oggi, essendomi liberato di impegni gravosi, riesco a riprendere in mano i lavori della commissione. Visto l’approssimarsi della scadenza del convegno nazionale al quale dovremo portare i risultati dello scambio di idee sul tema del patrimonio locale, vi invio alcuni documenti che mi auguro siano utili per esplicitare le questioni da discutere insieme. Per recuperare provo anche a ridefinire cinque punti tematici, rimanendo del tutto disponibile a ulteriori vostre proposte:
1. Facciamo ordine nei nostri concetti e categorie. Patrimonio locale e/o patrimonio territoriale? E’ possibile superare l’alternativa con l’espressione patrimonio locale territoriale? Che cosa significa patrimonio locale territoriale? Significa forse che il patrimonio territoriale si può conoscere solo a scala locale? Oppure che lo studio del patrimonio dei luoghi richiede una scala oltre che un approccio territoriale-territorialista? Già da queste prime domande appare evidente quanto la definizione di patrimonio, dal nostro punto di vista, coinvolga in prima battuta i rapporti con le scale e i concetti di luogo e di territorio. Non meno che con i concetti di ambiente e paesaggio. Nell’uso corrente, oltre a patrimonio territoriale (a suo tempo introdotto da Magnaghi), si parla di patrimonio culturale, naturale, ambientale, storico-ambientale, archeologico, rurale ecc.
Ritengo allora che per l’ampiezza del suo orizzonte e per la sua composizione interdisciplinare la commissione debba, navigando di conserva con la commissione epistemologica, portare una riflessione su queste categorie e valutare se e come il concetto di patrimonio riesca a declinarsi senza troppe ambiguità con i concetti di luogo, ambiente, territorio, paesaggio.
A questo punto può essere utilmente ripresa la traccia “storica” dei temi della commissione che prevede di ripercorrere la traiettoria che dal concetto di patrimonio dell’Unesco ha condotto alla integrazione del patrimonio territoriale nella Convenzione europea sul paesaggio e nel Codice dei beni culturali e del paesaggio. Per la dimensione storico-teorica segnalo l’interesse di una rilettura delle critiche che alle politiche Unesco fece a suo tempo Lévi-Strauss innescando una discussione che ancora ci coinvolge. Per una dimensione più pragmatica segnalo l’utilità di verificare quanto il concetto di patrimonio locale sia presente nella prassi urbanistica e quindi se e come si declini con concetti come quello di statuto dei luoghi (o formule simili presenti nelle leggi regionali) e infine nella gestione della aree Unesco e nell’attività del MiBAC a livello centrale e locale.
2. Un altro aspetto che deve essere associato a questa riflessione preliminare è l’aggancio al concetto di bene comune ovvero alla difesa della natura pubblica o pubblicistica del patrimonio locale (qui assunto nel suo valore di sintesi di territorio, ambiente, paesaggio ecc.). Mentre la tendenza di questi ultimi anni è a privatizzare il patrimonio pubblico un punto di vista territorialista deve tendere a riconoscere all’ambiente (e alle sue risorse) e al paesaggio il carattere pubblico e di bene comune non sottraibile al godimento della collettività e al controllo sociale anche nelle sue componenti privatistiche. Se tutto questo può apparirci ovvio, non è ovvio il riconoscimento dell’ampiezza del lavoro che sul piano conoscitivo, in una società come la nostra, resta da fare per allargare la sfera del bene comune. Per fare solo un esempio: c’è tutta l’area negletta delle terre collettive o comunaglie o usi civici da “dissodare” e riconquistare allo studio e alla pianificazione. E’ ovvio come in questo campo, che con un certo ritardo sta coinvolgendo storici, geografi, urbanisti e sociologi, sia necessaria la collaborazione del giurista.
3. Chiariti i concetti-chiave condivisibili dall’intero campo delle scienze del territorio e assolutamente necessari per capirci e collaborare efficacemente, l’attenzione deve essere portata sulle analisi specifiche degli elementi patrimoniali per lo sviluppo locale ovvero su come trattiamo il patrimonio territoriale nelle diverse discipline e per i diversi ambiti e differenti finalità che ciascuna si propone. Da questo punto di vista andrebbero valutate e discusse tutte le occasioni e possibilità istituzionali di realizzare efficaci momenti di confronto e collaborazione fra studiosi di diverse aree disciplinari. Personalmente sono convinto che gli Osservatori del paesaggio, previsti dalla Convenzione europea, sui quali il nostro paese con l’eccezione di qualche regione come il Piemonte è molto in ritardo, potrebbero essere un utile strumento di coinvolgimento di cittadini, studiosi e amministratori locali per la conoscenza-valorizzazione del patrimonio e la difesa dei beni comuni. Propongo perciò di entrare nel merito di queste iniziative sulla base di esperienze già avviate o anche di proposte che possono essere emerse nel lavoro di coordinamento con i comitati locali di cittadini.
4. Lo studio e la gestione del patrimonio implicano chiarezza anche in ordine ad altri concetti-chiave che andrebbero chiariti in collaborazione con le altre commissioni. Per esempio la discussione del concetto di sviluppo locale in rapporto non solo a concetti da sempre in movimento come quelli di conservazione e valorizzazione ma anche rispetto a teorie radicali come quelle della decrescita di Latouche e altri.
5. Come procedere? Isolate le principali aree problematiche – che possono essere anche altre o comunque modificate – si tratta di inviare osservazioni e materiali che possono fare chiarezza e far circolare fra noi esperienze innovative. Volte per es. al superamento di pratiche disciplinari e amministrative fondate su dicotomie come quelle fra natura e cultura, fra conservazione e valorizzazione o anche su prospettive troppo settoriali come quelle che portano alla separazione fra piani di sviluppo rurale e pianificazione territoriale. O ancora riferibili a sperimentazioni teorico-pratiche a proposito del rapporto fra luoghi e paesaggi (penso per esempio a esperienze come quelle della Fondazione Benetton che da tre anni porta avanti un’iniziativa come Luoghi di valore e relativi seminari su teoria e pratica dei luoghi).”
Massimo Quaini
MATERIALI
– “Invenzione del patrimonio e trasformazione del territorio (di Giancarlo Paba)