(di Claudio Greppi e Alberto Magnaghi)

Ci ha lasciati un grande geografo, un grande amico e un eccezionale compagno delle nostre pratiche di conricerca.

Quando nel 2008 cominciammo a pensare alla fondazione della Società dei territorialisti, uno dei primi che consultammo fu proprio Massimo, che aderì con grande slancio al progetto fra i garanti fondatori, attento com’era fin dai tempi della rivista “Herodote-Italia” negli anni ’70 a contaminare saperi disciplinari per un progetto culturale di rinnovamento del pensiero marxista. Cosi, dalla sua fondazione fino a ieri Massimo è stato una delle colonne portanti del Comitato scientifico dell’associazione, dei suoi convegni, dei suoi scritti, delle sue iniziative.

Se alla attuale generazione di geografi Quaini ha dato un contributo paragonabile a quello di Lucio Gambi alla generazione precedente, va dunque richiamata la sua capacità di dialogare con le altre figure impegnate nelle discipline del territorio: gli storici, prima di tutto, gli urbanisti, gli archeologi, gli ecologisti e le altre discipline implicate nel progetto comune di scienza del territorio.

Come geografo storico, Massimo Quaini è stato in prima fila nel tentativo, assai problematico, di dare alla geografia in Italia il peso culturale che meriterebbe: a questo erano dedicati i suoi lavori degli anni ’70 (il più noto fu Marxismo e geografia, del 1974). I suoi contributi alla storia della cartografia sono sempre stati fra i più originali. Ma già con Dopo la geografia, del 1978, indicava nuove strade per le generazioni di geografi a venire, che poi si sono tradotte nella partecipazione di Massimo alla fondazione delle Società dedicate rispettivamente agli studi storico-geografici (1992) e alle Scienze del territorio (2010): una partecipazione sempre attiva, stimolante, critica.

Né va dimenticato l’impegno per la tutela del paesaggio nella ‘sua’ Liguria. In un’intervista del primo agosto sulla cronaca genovese di Repubblica così si esprimeva: “Bisogna partire dall’analisi delle parole, usate spesso in senso positivo per nascondere interventi di tutt’altro genere con indicazioni molto sfuggenti. C’è il grande ombrellone del “contenere il consumo del suolo” ma qui in Liguria, per esempio c’è stata anche la legge Crescita del 2016 che prevede semplificazioni per le procedure edilizie e piani urbanistici.”

Proprio su questo tema, “partire dalle parole” Massimo ha recentemente avanzato il progetto di un “dizionario territorialista”: pubblichiamo qui in proposito il suo saggio che uscirà fra breve sulla rivista “Scienze del territorio” nel numero monografico dedicato alla Storia del territorio. A partire da una analisi dell’ esperienza dei dizionari francesi, Massimo ci propone che la Società dei territorialisti si faccia capofila di questo progetto, aperto a tutte le discipline che operano nella Società stessa.

Per noi questo progetto è un grande testamento culturale che ci impegnamo a onorare.