Questa nota presenta in sintesi  questi processi ed i loro temi e dà contesto ai link (rimandi in merito ai vari punti specifici della nota) con il sito di OSTEMI (Per leggere tutto clicca sul titolo).

La nota si rapporta anche ai temi strategici che si stanno ora proponendo in SdT in generale

1.  L’Osservatorio  dei Territoriali/e di Milano (OSTEMI): il suo ruolo interattivo e la proposta del seminario “…Contadini e complici..”

Una nuova esperienza di laboratorio territoriale regionale è già operante come sviluppo recente di un processo promosso da OSTEMI che, dalla sua formazione nel marzo ‘15 (presentazione locale dei due primi numeri della rivista SdT sul “Ritorno alla terra”) si è proposto come un  “luogo comune interattivo” tra ricerca territorialista e le esperienze di neoruralità contadina dell’area milanese/lombarda.

Questo lavoro comune si è sviluppato sino a dar luogo al seminario del 19/02/16 a Cascina Cuccagna a Milano:

“Produrre e scambiare valore territoriale tra Contadini e Complici; dopo le esperienze pioniere dare struttura e corpo territoriale alle filiere della agricoltura contadina”.

Il materiale di questo seminario è stato pubblicato sul sito SdT nazionale il 12/02/’16 ma qui si fornisce il link alla fonte più completa del sito di OSTEMI: presentazione in sintesi, programma e volantino seminario; tutto il materiale del seminario si può reperire al link https://produrreterritorio.wordpress.com/category/eventi/contadini-e-complici-2016; email OSTEMI: info.ostemi@gmail.com

Si è cosi delineato un obiettivo condiviso in questa relazione, di natura strutturale, che nutre le diverse esperienze e che in più le induce ad operare in comune, per appunto “…dare struttura e corpo territoriale…” alla neoruralità contadina ed al rapporto coi loro referenti sociali.

 

 

 

 

2.  Dal seminario alla proposta del Laboratorio territoriale plurimo e interattivo

Un esito fondamentale del seminario discusso nella sua session finale è stato proprio definire e proporsi di attivare un “Laboratorio territoriale plurimo e interattivo” basato su un “patto” sottoscritto dagli attori di quelle esperienze che si sono incrociate nel seminario e nel percorso precedente e che sono già “laboratori neorurali viventi” in campo nel territorio: un “laboratorio tra laboratori” chein autonomia” sviluppano i propri diversi percorsi attorno all’obbiettivo condiviso suddetto ma impegnandosi reciprocamente a comunicare ed interagire in quell’ambiente comune che è il laboratorio.

Questa natura del laboratorio, i temi socioeconomici della strutturazione delle filiere su cui si intendono scambiare saperi, i diversi processi agiti di rigenerazioni territorio che si intendonocontestualizzare nell’area milanese/ lombarda, nonché il metodo del cogestire il laboratorio sono anch’essi discussi nella conclusioni del seminario e vengono ripresi e tradotti in un documento elaborato con i soggetti territoriali già cooperanti con OSTEMI alla organizzazione del seminario.

Nelle settimane successive al seminario il documento/ patto è sottoscritto da più di 30 soggetti che si impegnano (o vogliono essere interessati ) alla interazione tra questi diversi processi/laboratori in cui (o con cui ) operano.

3.  L’emergere di una nuova geografia del locale strategico nella mappa delle pratiche neorurali e territoriali

Il primo incontro tra sottoscrittori del “documento /patto” (insieme al gruppo storico che ha costruito con O STEMI il percorso seminario/ laboratorio) si è tenuto l’11 maggio ‘16 al Politecnico di Milano. Nell’incontro dedicato a dare il via alla attivazione pratica del “Laboratorio plurimo”, si è avuta a disposizione una “anagrafe” dei sottoscrittori” e una nota di indicazioni sulle esperienze neorurali/laboratori (che quegli stessi sottoscrittori avevano sinteticamente fornito) tradotte anche in una mappa sulla loro localizzazione sul territorio: una semplice georeferenziazione di quei laboratori (definiti per ambiti e punti) su una cartografia paesistica a grande scala (regionale); cui può fare da “legenda” quella nota di indicazioni.

Ma questa prima mappa è diventata progressivamente un elemento sempre più rilevante di riferimento nella discussione in quella sede perché, già in quella prima forma elementare della mappa stessa, si leggevano i segni in evoluzione di una strategica “geografia del locale” alternativa alla dominante “geografia dei flussi globali”. 

Da qui la proposta emersa di assumere nella attivazione del laboratorio plurimo questa “mappatura” di processi neorurali in atto nel territorio come un passaggio essenziale del riconoscere, rappresentare, comunicare la loro capacità di costruire il locale e di connettersi in sistemi territoriali vasti di quella rilevanza; per sviluppare una mappatura che vada ben oltre la prima semplificata segnalazione / georeferenziazione delle esperienze neorurali, ma che si articoli nei seguenti due livelli connecessari, secondo indicazioni di metodo suggerite nell’incontro e ordinate in una proposta sul “come sviluppare la mappaturadi cui qui si riprendono solo alcuni aspetti essenziali:

A) Cogliere e riesprimere i caratteri propri si quei processi neorurali in campo:  forme economiche, produzioni contadine, struttura delle loro filiere, forme sociali e civili, processi di valorizzazione di patrimoni territoriali nei contesti specifici nella loro complessità locale. Questa azione non può che essere prodotta direttamente attorno al tavolo dagli operatori territoriali (contadini e complici sociali nei luoghi e nelle filiere) che esprimono un sapere esperienziale che forma la base prima di un prezioso archivio di schede sui processi vivi in campo. E si ritiene che questo materiale, proprio per rimanere vivo e comunicante, operabile in tempo reale, sia trattato in una piattaforma informatica (disponibile nel laboratorio plurimo) che si ponga come un servizio in mano a questi soggetti si campo.

B) Collocare e rileggere questi materiali vivi d cui ad A) nella relazione interattiva con i sistemi ambientali e insediativi  del contesto  territoriale vasto dell’area milanese e lombarda cogliendo come tali socioeconomie neorurali posso costruire un “locale di ordine superiore” o altre forme rilevanti di sviluppo locale per nodi e reti, o processi di scambio di “valore territoriale”.

La base di  sfondo che accoglie e interrela i processi neorurali deve essere una cartografia regionale di natura “non funzionalista” ma “valoriale” (come ad esempio la carta paesistica della prima mappa) che si esprima in un linguaggio dialogante con la qualità locale di quei processi ; e non può essere che proposta e gestita in prima istanza da chi esprime un sapere disciplinare di processi di ricerca o di piano e progetto (ma che poi viene “ riespresso” nella interazione con gli operatori territoriali).

La mappatura che si va formando inqueti termini assumerà un carattere proattivo, non solo descrittivo/interpretativo, per affrontare elementi di realizzazione di quel progetto implicito che è lo scenario della “bioregione agrourbana” (documento /patto al punto 3), definendo coralmente temi emergenti di quello scenario:

–   prima tra tutti la nuova centralità (che rovesci quella metropolitana) delle “aree interne”, ex marginali e periferiche che esprimono valore identitario

–   la costruzione della relazioni di queste e altre aree di “locale densocon la domanda urbana dei beni di qualità locale e ambientale che producono

–   e l’introdurre la biodiversità (“l’invasione del locale”) nelle piane dell’agricoltura estensiva e della urbanizzazione diffusa.

I lavori sono in corso; questa mappatura costituisce come si è detto anche un strumento  di avvio della pratica della relazioni sistematiche tra chi opera nel laboratorio plurimo, in un incontro senza intermediazione tra chi esprime quei due saperi esperienziali e disciplinari, costruendo un codice linguistico comune (meticcio); che permette anche, su questa base, una comunicazione “esterna” con ulteriori soggetti potenziali dello scambio di questa coscienza ed esperienza locale e del valore territoriale .