Firenze 18 gennaio 2021.
L’Autorità regionale per la garanzia e la promozione della partecipazione della Regione Toscana in data 17 gennaio 2022 ha respinto, dopo il pronunciamento negativo del Comune di Lucca, la richiesta di sostegno presentata per il progetto “LA EX MANIFATTURA TABACCHI SUD TORNA A VIVERE PER LA COMUNITÀ: una domanda per un processo partecipativo per la definizione di un progetto di rigenerazione e di gestione” del complesso, presentata lo scorso 30 settembre dalla Società dei territorialisti e delle territorialiste, quale capofila di un ricco partenariato di realtà associative, (Comitato Uniti per la Manifattura, Comitato Salviamo la Manifattura, Legambiente sezione Lucca, Italia Nostra sezione Lucca, Comunità Interattive-Officina per la Partecipazione, Rete dei Comitati, Comitato Vivere il Centro Storico, Comitato Assi Viari, Comitato Sanità Lucca, Comitato San Concordio, Filt Cgil provinciale Lucca, Fiom Cgil provinciale Lucca, Sindacato altra cosa Cgil area programmatica Cgil provinciale di Lucca, Custodi della città per gli stati generali sulla cultura) e sottoscritta da 1400 cittadini residenti.
Il processo partecipativo si poneva come obiettivo quello di coinvolgere la comunità locale in un progetto collettivo di rigenerazione urbana dell’area dell’ex Manifattura Tabacchi Sud di Lucca, bene immobile culturale pubblico dismesso e posto nel centro storico della città. Esso intendeva essere un progetto territoriale “operativo” nel quale la progettualità e l’intenzionalità espresse dalla società locale e dagli abitanti si sviluppava in connessione al rispetto e alla rigenerazione di una parte di patrimonio territoriale sottoutilizzato, contribuendo così ad innalzare complessivamente la qualità del vivere urbano.
Il progetto riceve una prima risposta positiva, anche se tardiva rispetto al normale iter autorizzativo, dall’Autorità regionale il 2 dicembre 2021. Inoltre nella stessa comunicazione l’Autorità fa presente che, l’art. 18 comma 3 della legge regionale che promuove la partecipazione (46/2013), subordina l’approvazione regionale definitiva e il sostegno finanziario per i progetti presentati da gruppi di residenti o da associazioni locali alla condizione che l’amministrazione territorialmente competente (in questo caso il Comune di Lucca) “sia disponibile a partecipare” al processo partecipativo proposto, impegnandosi a tener conto dei risultati del medesimo, o a motivarne pubblicamente le ragioni del mancato o parziale accoglimento di quelle stesse risultanze. Pertanto, l’Autorità regionale domanda tale disponibilità al Comune di Lucca, che in data 14/01/2022 la nega poichè “ritiene che ad oggi, non vi siano, in termini di concretezza progettuale, le premesse per avviare un processo partecipato sulla ex Manifattura”.
La vicenda rappresenta a nostro modo di vedere non solo una occasione mancata per la città, ma una potente manifestazione del perdurare di una sostanziale incapacità da parte di molte amministrazioni locali nel sapersi aprire ad una gestione collaborativa del “bene comune” territorio, in grado di cogliere le importanti sfide della sostenibilità da un lato e di estendere la forza della democrazia dall’altro. Tale esperienza denuncia il fatto che ancora, purtroppo, le pratiche partecipative o riescono a sintonizzarsi con esigenze di marketing politico o difficilmente si traducono in modalità di partecipazione civica e di mutuo apprendimento tra amministrazione locale e cittadinanza attiva, capaci di mettere solide radici nel funzionamento effettivo della città e delle sue politiche più critiche.
La vicenda evidenzia infine i limiti di una legge regionale molto celebrata ma la cui applicazione non si è ancora avvicinata al suo obbiettivo primario («… promuovere la partecipazione come forma ordinaria di amministrazione e di governo della Regione in tutti i settori e a tutti i livelli amministrativi» – art. 1, comma 2, lettera b -), su cui quindi urge riaprire un dibattito. Risulta nei fatti inesistente l‘autonomia dell’Autorità regionale della partecipazione nel promuovere processi partecipativi nel territorio, dal momento che essa riferisce (come in questo e in altri casi) le sue decisioni non già alle domande di attivare processi partecipativi espresse collettivamente da comitati e associazioni di cittadini e lavoratori, ma le subordina ai veti di amministrazioni locali barricate nei loro istituti insindacabili della delega.
Società dei territorialisti e delle territorialiste
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