La rivista Quaderni del Territorio, negli anni ’70, ha studiato i processi di ristrutturazione capitalistica del territorio anticipando molti dei processi che avrebbero dominato la scena, globale e regionale, solo molti anni più tardi. Quella memorabile esperienza rivive nel volume curato da Alberto Magnaghi per DeriveApprodi di cui pubblichiamo qui la coperta.
“La nascita della rivista Quaderni del Territorio matura in [una] travagliata biforcazione degli esiti del ’68 […]: da una parte la crescita di forme di militanza che, collegandosi attraverso attività di ricerca/azione ai fermenti culturali e sociali nel territorio, conducono una critica serrata di molte discipline e professioni per riconnetterne gli obiettivi e la cultura trasformativa alla crescita di consapevolezza del proletariato sociale e ai suoi conflitti; dall’altra la radicalizzazione della militanza verso esiti di lotta armata. Nelle ricostruzioni storiche mainstream, nei ‘teoremi’ giudiziari, nella vulgata comunicativa, è questa seconda strada che viene enfatizzata e generalizzata come esito ‘ufficiale’ dei movimenti del ’68 […], rispetto alla quale la prima viene considerata ancillare; una generalizzazione che porta alla nefasta definizione degli anni Settanta come ‘anni di piombo’. È della prima strada che parliamo invece in questa pubblicazione. Una strada che […], mettendo in primo piano il ruolo del territorio nella ricomposizione sociale dei conflitti e nella crescita di nuove identità e forme di autogoverno […], ha consentito [di anticipare] la lettura [di] processi il cui sviluppo si sarebbe articolato solo nei decenni seguenti” (dall’Introduzione del curatore).
Per discutere dell’eredità culturale dei Quaderni, nel passaggio dalla “città fabbrica” alla “città digitale”, all’introduzione del curatore e agli scritti di autori interni alle redazioni (Silvia Belforte, Giancarlo Capitani, Achille Flora, Pietro Laureano, Ottavio Marzocca) si sono aggiunti i contributi di autori ‘esterni’ (Sergio Bologna, Aldo Bonomi, Giuseppe Dematteis, Claudio Greppi), testimoni importanti, con diversi approcci disciplinari, delle vicende politico-culturali di allora.