7 ottobre 2012

Queste note concludono una serie di documenti presenti sul sito in merito al progetto di Osservatorio (Magnaghi-Carta, De La Pierre, Falorni) già presenti sul sito della SdT (voce Osservatorio).

l’Osservatorio tende a cogliere alcune linee secondo le quali i mille mattoni delle esperienze sociali di territorialità vanno costruendo un possibile percorso dalle pratiche sociali alle politiche pubbliche locali, nella linea del ritorno al territorio attraverso la pratica di forme locali di autosostenibilità socioeconomica e territoriale. Si tratta dunque di intercettare e dare visibilità alle pratiche e ai saperi diffusi “invisibili” (o visibili a livello molto circoscritto), per costruire una nuova geografia sociopolitica che denoti queste esperienze, nella ipotesi che già oggi costituiscano un tessuto sociale rilevante, ma che incidono molto poco sugli indirizzo politico-istituzionali.

In  epoca di globalizzazione, nessun progetto locale si presenta in forma compiuta. Esso si forma da energie da contraddizione, sovente nascoste, che l’Osservatorio si propone di far emergere. Si tratta di forme di società locali allo stato nascente, sovente evoluzione di vertenze difensive, di azioni di amministratori locali e/o di  imprenditoria locale, di azioni di associazioni o iniziative del terzo settore rivolte alla valorizzazione delle risorse locali, alla costruzione di attività no profit, di scambio solidale; l’incontro fra queste energie produce società locali che interpretano in modo creativo la propria identità e la patrimonializzazione del proprio territorio. Il concetto di patrimonio e di sua trasformazione in risorsa è dinamico, legato alla mediance culturale degli attori, dei soggetti culturali, tecnici economici in grado di interpretarne le potenzialità.

Ognuna delle esperienze che l’Osservatorio censirà, vive nel fuoco amico e nemico della globalizzazione, del locale e del globale, che ogni giorno, con costanza e pervicacia, con i potenti mezzi della comunicazione, del consumo, della mercificazione, soffocano e marginalizzano, stancano le mille insorgenze della società locale che cercano di riappropriarsi del proprio ambiente di vita, di forme solidali di scambio, di produzione e di consumo di beni, di cultura di informazione.

Questo è il problema del nostro tempo: un vertiginoso processo di centralizzazione del comando sulle vite quotidiane,  sulla loro riproduzione,  etero-determinando i binari della loro esistenza. Oggi la lotta contro gli imperi non passa per una rivoluzione statale o globale, ma per la ricostruzione di comunità consapevoli della propria capacità di autoriproduzione, di comunità che allontanano e rendono inutili i poteri globali, ricostruendo le basi per la propria riproduzione, a partire dai beni comuni materiali per la riproduzione della vita biologica e immateriali per la riproduzione dell’identità culturale.

L’osservatorio, attraverso la testimonianza di esperienze (non di progetti, che ne produciamo già troppi!) che segnino di innovazione verso questa direzione i territori locali, oltre ad avere la funzione di far conoscere e divulgare queste esperienze, dovrebbe arricchire nella SdT  la discussione su una serie di problemi quali:

Quale e quali forme di globalizzazione dal basso?

Come consolidare e federare le mille esperienze che tentano strade centrate sull’autoconoscimento dei territorio e delle sue identità?

Quali forme associative e politiche e amministrative possono dar forza competitiva, allontanare le leggi del mercato globale, della finanza?

L’osservatorio vuole essere molto selettivo e intenzionale; lascia ad altre associazioni il censimento delle proteste, dei movimenti di lotta  o , per altro verso di generici processi di sviluppo locale.

Esso tende a evidenziare i segni sul territorio  della ricostruzione della coscienza di luogo, della ricostruzione dei rapporti cognitivi, culturali e produttivi fra cittadinanza attiva e patrimonio territoriale, della ricostruzione di relazioni solidali e non gerarchiche fra abitanti produttori e fra società locali protese verso il mondo.

L’osservatorio si avvarrà di Osservatori locali, costruiti in stretta relazione con la costruzione delle redazioni locali della Rivista” scienze del territorio”.